Miei bambini pigri, ecco qui un nuovo articolo, partorito da me stessa con l'aiuto di un consorte uscito esausto da una maratona tributaria
Comunicazione e primo contatto.
Dopo aver parlato a lungo del daimon, di cos’è, di come distinguerlo da entità diverse, della sua genealogia generale e filosofica, ci concentreremo su un argomento essenzialmente pratico: il primo contatto.
Cercare di stabilire una comunicazione con il proprio daimon è uno dei punti cardine del Daimonismo, in quanto movimento fondato sull’introspezione e sul dialogo con se stessi. Il beneficio di tutto ciò non consiste sicuramente nell’accumulo di nuove conoscenze, ma di una visione di sé più completa ed accurata, scevra da eventuali mistificazioni derivanti da influssi esterni. È d’obbligo, a questo punto, premettere che il contatto e il dialogo intervengono tra il daemian e una componente della sua psiche, senza coinvolgere entità esterne all’individuo. Quindi no, non sei pazzo se parli con il tuo daimon. Siete due facce della stessa moneta: per semplificare, diciamo che è la vostra coscienza che vi parla!
Come si fa a contattare il proprio daimon? Come si fa a parlarglii? Un importante “prerequisito” che si deve avere è la totale e completa disponibilità all’introspezione. Questo significa accettare se stessi, con tutti i pro e i contro, imparare a conoscere i propri pregi, ma anche i peggiori difetti e limiti, con la massima sincerità. Per comunicare con il proprio daimon bisogna superare infinite barriere e stratificazioni mentali, cercare di liberare la mente dai vincoli, abbandonare vergogna ed imbarazzi, mettersi continuamente in discussione. Benché i modi ed i tempi per la stabilizzazione di un contatto duraturo siano personali e soggetti a molte variabili, esistono alcuni fattori che possono incidere significativamente sulla riuscita, quali lo stress e l’ansia da prestazione, in quanto situazioni di eccessiva “concentrazione”, su di sé o su di un problema, che impediscono un sincero confronto con una parte della nostra psiche. Inoltre, pensare di stare facendo una “cosa stupida” mentre si cerca di contattare il proprio daimon non è molto favorevole per l’inizio di un contatto. Per agevolare il primo contatto è bene seguire alcune dritte pratiche. Per prima cosa, bisogna sentirsi a proprio agio (a letto, in una stanza calma, facendo qualcosa di rilassante o ascoltando musica): uno stato di calma emotiva aiuta a schiarire i pensieri. Per instaurare un primo contatto con il daimon è sufficiente rivolgergli la parola: anche un semplice “ciao” può andar bene. La maggioranza dei daemian ha, a questo punto, sentito come una piccola vocina che rispondeva, un “qualcosa di inaspettato” che usciva dalla testa.
All’inizio comunicare può non essere facile: un novizio può porsi, giustamente, delle domande, può pensare di stare semplicemente immaginando quelle risposte automatiche, come se uscissero fluide da una parte del cervello; ma, in realtà, parlare con se stessi è un’abitudine consolidata, che per essere accettata consciamente ha bisogno di un po’ di tempo. Può essere obiettivamente difficile distinguere se stessi dal proprio daimon, ma con il tempo quest’ultimo comincia ad assumere una fisionomia propria. Mentre nei primi tempi la voce del daimon tende ad imitare le inflessioni proprie del daemian o di persone da lui conosciute, in seguito questo fenomeno tende a svanire, sostituito da una forma di espressione più personale. In genere tutto questo avviene con l’aumentare dell’esperienza del soggetto, e con la maggiore capacità di introspezione dello stesso. La comunicazione non è esclusivamente verbale, ma ha un che di altamente soggettivo: le esperienze finora accumulate variano a seconda degli individui. Alcuni si sentono a proprio agio con le parole, altri invece si affidano a immagini, emozioni, sensazioni, altri comunicano con la musica, alcuni mescolano tutto a seconda delle necessità.