Vademecum personale di Cassandra e Sibilin

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Cassandra e Sibilin
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Vademecum personale di Cassandra e Sibilin

Messaggio da Cassandra e Sibilin » ven 17/apr/2015 13:38:08

Il daimon, questo sconosciuto.
Ebbene, eccoci qui. Se state leggendo questo Vademecum, insieme con gli altri, si può ragionevolmente dedurre che abbiate un minimo interesse per il Daimonismo. O che siate veterani spioni: un'eventualità così poco remota che non metterò nemmeno lo spoiler.

Che cos'è il Daimonismo?
Prima di entrare in merito, vediamo di dare qualche accenno storico alla faccenda.
Come movimento in sé ha preso piede in America grazie ad una certa Okibi nel 2003, ed è stato importato in Italia da Lux nel 2006, con la creazione rispettivamente del TDF (The Daemon Forum) e il FDD (Forum Dei Daimon).
Lo spunto di base, diciamo il motore che ha acceso la miccia e l'ha fatta partire, è stata la famosa trilogia fantasy di Philip Pullman, in cui il concetto socratico di daimon e la famosa “voce della coscienza” che attraversa autori, secoli ed idee si fonde in un elemento narrativo piuttosto importante.
Lasciamo però perdere i personaggi romanzeschi per concentrarci però su come viene interpretato il concetto di Daimon all'interno del Forum e del movimento in sé.

Vale la pena sottolineare come i due concetti si siano separati notevolmente, e non abbiano nulla da spartire l'uno con l'altro: il Daimonismo è un libero movimento di pensiero che ha come suo fulcro il Daimon.
Non è una setta, non è una religione.

Oh, ed ecco che arrivano le domande. Cos'è un Daimon?

Oh, su questo si potrà continuare a discutere per anni, e ancora non riusciremo a trovare una definizione che calzi a pennello.
Proverò ad essere molto concisa: secondo almeno la mia opinione e la mia esperienza personale, il daimon è una parte della psiche umana. Vi sono discussioni interessanti sulla possibile origine neuroanatomica del daimon, ma la definizione più semplice è proprio questa.
E' quella vocina, insistente e difficile da zittire, che dice sempre la verità, che funge da coscienza, una parte di noi libera da qualsiasi condizionamento, che non accetta prigioni o controllo, un'espressione della naturalità e libertà umana.
Il daimon non è qualcosa di esterno a noi, ma una parte di quello che siamo davvero, un nocciolo duro ed un'espressione autentica, non di certo una vocina che ci dice cosa fare e ci costringe a farlo, ma un consigliere, un saggio e un esploratore della mente umana, che ci mette a contatto e aiuta ad comprendere quello che abbiamo dentro, una specie di scalino lì dove la discesa è ripida.
Sottolineo più volte, all'infinito, che il daimon è una parte di noi, ed una parte puramente mentale: non riceve stimoli né sa più di noi.


Tutti abbiamo un daimon, anche chi non fa parte del forum?
Il daimon, come ho detto prima, è una parte importantissima dell'essere umano in sé e per sé: chiunque ne è a contatto, anche se magari non non lo chiama con questo nome e non vi parla in modo stabile e conscio. Nella letteratura e in generale nella cultura umana troviamo molti esempi di daimon, o comunque elementi meditativi o della psicologia capaci di fare riferimento a quella determinata parte della nostra mente.
Lo sforzo che si fa nel forum dei Daimon, dunque, più che mirato a cercare un daimon, è concentrato nel tirarlo fuori, cominciare a definirlo, dandogli un nome, dandogli importanza e quindi aiutandolo nell'ardua impresa nel farci emergere con un briciolo di autenticità in più.

Come faccio a contattare il mio daimon?
Per prima cosa, sii tranquillo e aperto di mente: sappi che, anche se non hai mai dato al tuo daimon un nome, è sempre stato con te. Come ho detto prima, tutti abbiamo un daimon: il vero trucco non è quello di “contattarlo”, ma di definirlo, farlo “uscire” dalla dimensione puramente inconscia o inconsapevole in cui è stato fino a questo momento.
Il primo contatto è generalmente il passo che ci consente di gettare un ponte, che con il tempo diverrà sempre più solido, con il cuore di noi stessi, la parte più intima e profonda a cui difficilmente riusciamo ad accedere.
Passando a qualcosa di più pratico, non esiste un vero e proprio metodo valido per tutti: alcuni riescono a stabilire il primo contatto restando in un posto tranquillo e facendo vuoto nella propria mente, prima di fare una semplice domanda, altri invece si concentrano sull'inviare sentimenti, alcuni riescono a stabilire un contatto tramite scrittura automatica (un metodo di scrittura basato molto semplicemente sul mettere i pensieri su carta così come vengono), altri si focalizzano con la musica, alcuni hanno bisogno di esercizio fisico per liberare la propria mente, altri invece di stimoli intellettuali.
È proprio questa la chiave: liberare la propria mente! Per un contatto ottimale è importantissimo lo stato d'animo, trovare un momento della propria giornata in cui si è totalmente liberi dallo stress (o comunque, più calmi e disposti a non lasciarsi prendere dall'ansia da prestazione o dall'aspettativa) e più disposti a rivolgersi all'interno di se stessi, con mente aperta e concentrata.
Il metodo più comune per cominciare (poi, tranquillo, troverai una tua strada) è quello di rilassarsi prima di andare a dormire, per poi porre una semplice domanda. Un saluto può anche bastare.

Cosa succede se non riesco a trovare il mio daimon?
Caro novizio, stai tranquillo! Il ponte di cui ti ho parlato prima non è sempre facile da costruire: nessuno ragiona allo stesso modo, e si tratta di trovare, con calma, il metodo ottimale per te.
Ti devi abituare a qualcosa di totalmente nuovo: ascoltare te stesso. Iniziare non è facile per nessuno, è come cercare con una vecchia radio la frequenza giusta di una stazione radio familiare: giri e giri la manovella, magari riesci a captare uno stralcio di conversazione o una nota della tua canzone preferita e poi perderla, ma ti ci vuole tempo prima di trovare definitivamente il modo di ricevere al meglio.
Non sei rotto, non sei strano: si tratta solo di lavorarci, e rendersi conto che ognuno ha i suoi tempi.
Nota bene: lo stress è il peggior nemico dell'introspezione. Se sei in un momento particolarmente difficile, se ti senti sotto pressione, perderai facilmente la concentrazione, e il contatto potrebbe rivelarsi difficoltoso. Il mio consiglio, in questo caso, è quello di tirare un profondo respiro e cercare di lavorare prima sulle cause dell'ansia e dello stress, e poi riprovarci quando va meglio.

Ha importanza la forma, il nome, il sesso
?
Andiamo per gradi, d'accordo?
Ricorda la cosa più importante, e cioè che il daimon è te. Forma, nome, sesso, tutto viene utilizzato per aiutarci a distaccarlo da noi stessi e permetterci di parlargli/le come se fosse un ente diverso. È, in un certo senso, come guardarci allo specchio per capire come siamo fatti.
Potete scegliere liberamente il nome insieme, o può capitare che il daimon se lo scelga arbitrariamente!
È un mito, vale la pena sottolinearlo, la classica attribuzione daimon dello stesso sesso dell'umano=omosessualità. Il genere che attribuiamo al daimon di solito è fortemente simbolico, e tuttora nella comunità esistono teorie e dibattiti a riguardo.
Per quanto riguarda la forma, l'attribuzione di solito è duplice: per alcuni daemian la forma è un mezzo conoscitivo e di introspezione molto importante, una specie di punto di inizio per scoprire se stessi.
Ad esempio, una persona solitaria avrà un daimon che prende forma di animali solitari, una gregaria di animali socievoli e così via. Naturalmente, il processo è molto più complesso del mio esempio davvero elementare, date le sfaccettature del carattere umano.
La forma non è univoca né per forza fissa: ci sono persone che mantengono la stessa forma per anni, persone il cui daimon cambia frequentemente. Quest'ultimo caso si presenta specialmente in persona di giovane età, data la loro fluidità e il momento particolare di formazione del carattere (diciamocelo chiaramente, l'adolescenza non è una passeggiata per nessuno), ma non è infrequente tra persone più “grandicelle”.
Altre persone, invece non credono all'utilità o alla validità delle analisi (strumento utilizzato per trovare una forma adatta, redatte dagli analisti), ma non credo di essere la persona adatta a spiegare questo punto di vista.
Maggiori informazioni si possono trovare nella sezione “Scuola Soggettivista”.
Ricordiamo che, che si utilizzi o meno la forma come orientamento per l'introspezione, avere una determinata forma non significa essere quell'animale. E' semplicemente uno sforzo immaginifico.
La forma, tra l'altro, può non essere animale! Alcuni prediligono un daimon con forma umana, altri invece non sentono il bisogno di una forma per comunicare: varia profondamente da persona a persona, a seconda del modo di vedere le cose e la comodità.

Che significano visualizzazione e proiezione? Posso farlo? Come?

La visualizzazione e la proiezione sono due metodi di contatto e comunicazione, essenzialmente visivi.
Cosa significa?
Visualizzare una forma significa immaginarla in un ambiente interiore e mentale. Ricordo una persona che riusciva a stabilire un contatto immaginando di guardare allo specchio questa forma, mentre invece un'altra immaginava di contattare il suo daimon in un ambiente neutro, chiudendo magari gli occhi e concentrandosi sulla forma, o su un movimento.
Proiettare significa invece immaginarla invece proprio all'ambiente esterno: si cerca di immaginare il daimon (ovviamente, di immaginare solo, dato che è parte della nostra mente e non può intervenire in alcun modo nel mondo esterno, né lo può influenzare) muoversi lì dove si è.
Per questo metodo, suggerisco di cominciare prima a visualizzare o proiettare cose che sono familiari, oggetti o animali, e poi guardare (in caso si parli di forma animale) tante foto o filmati che spieghino esattamente il movimento animale.
Lo ripeterò fino all'infinito, sia visualizzazione che proiezione non sono altro che sforzi dell'immaginazione, che ci possono aiutare a comunicare, a dare quell'idea di “altro”, in modo da darci una mano a stabilire un contatto.

Ma il contatto avviene solo tramite dialogo, oppure visualizzazione/proiezione?
A dire la verità, no. Ognuno pensa a modo suo e in modo diverso, e quindi si troverà a suo agio con un tipo diverso di comunicazione o di contatto.
Il contatto verbale o tramite visualizzazione/proiezione è quello più diffuso e l'ideale per cominciare, ma con il tempo il rapporto tra te e il tuo daimon si evolverà in modo tale da permettervi una totale personalizzazione del metodo di contatto.
Alcune persone utilizzano la scrittura, altri le emozioni...dipende! Personalmente, io e Sibilin usiamo spesso un misto di parole o frasi, immagini, stralci di parole, visualizzazione, proiezione e idee.


In sostanza, a che serve il daimon?
Beh...questa è una buona domanda. A cosa serve conoscere se stessi?
Il daimon ci permette di entrare più nel profondo di quello che siamo, di osservarci meglio e migliorare. Ci permettono di ritrovare l'equilibrio quando lo perdiamo, di capire quali sono le nostre debolezze e i nostri peggiori difetti.
Ci insegnano a dare tempo al tempo, a crearsi quella piccola bollicina di coscienza, di forza e purissima energia, un angolino di pensiero e meditazione, un giardino da coltivare.
Ci fanno rendere conto di quanto siamo persone uniche e speciali, qualcuno che non si ripeterà mai più e non c'è mai stato prima di noi. Amando e conoscendo il nostro daimon, ci rendiamo conto di star imparando a conoscere se stessi...e in fondo a volerci un po' più bene.
I daimon ci rendono persone migliori.
I'll shake the ground with all my might
I will pull my whole heart up to the surface
For the innocent, for the vulnerable
I'll show up on the front lines with a purpose
And I'll give all I have, I'll give my blood, I'll give my sweat-
An ocean of tears will spill for what is broken
I'm shattered porcelain, glued back together again
Invincible like I've never been

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